Cercando il rallentamento del consumo del suolo (la nuova operazione milanese per riutilizzare aree abbandonate) si è recuperato un patrimonio immobiliare dismesso, scelta del comune di Milano, convertendolo in uno spazio dedicato a tutte le culture contemporanee: sarà il fulcro vivo e pulsante degli edifici industriali riconvertiti. La visione museologica è stata riorientata, favorendo un luogo dedicato all’interculturalità, intervenendo dulia logica degli spazi funzionali. Culture locali e culture planetarie potranno confrontare qui, differenze e sintonie.
Con i suoi circa 8600 metri quadrati di superficie distribuiti su tre piani, lasciando esclusi i collegamenti verticali, i locali tecnici, il grande parcheggio interrato, l’edificio è composto da un sistema di parallelepipedi grezzi, simili alle strutture industriali preesistenti, secondo il pensiero creativo di Chipperfield, che al piano terra ospiteranno gli spazi pubblici (bookshop, caffetteria, didattica, biblioteca, mediateca, uffici…) oltre a uno spazio per il Forum Città Mondo (500 associazioni delle comunità presenti a Milano, da 80 Paesi), depositi e laboratori. Una grande attenzione alla libertà di circolazione, sia in orizzontale che in verticale, contraddistingue gli ambienti interni e dà spazio ai linguaggi audiovisivi.
L’edificio si mostra sostanzialmente fedele al progetto iniziale imperniato sulla ricerca di leggerezza dell’originaria imponenza del lotto attraverso la creazione del corpo centrale caratterizzato, in opposizione all’esterno dell’edificio senza aperture, dall’atrio completamente vetrato messo in opera con una particolare forma organica con sagoma ondulata, a riprendere il concetto di piazza coperta, attorno alla quale si apriranno le sale espositive di tagli diversi e modificabili in modo flessibile.
Il volume, costruito in vetro acidato con superfici paraboliche, fungerà da lanterna per la città nelle ore serali. Costretta su tutti i lati da edifici e strutture nate nel tempo per necessità lavorative senza un previo studio urbanistico, l’architettura gioca sull’introspezione, filtrando lo sguardo del fruitore attraverso il contrasto tra linee e curve, le prime a protezione delle seconde, centrando il tema comunicativo sull’introflessione, sul raccoglimento quasi meditativo.
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